dal sole24ore Laura Galvagni articolo14 febbraio 2012
Il primo obiettivo sarebbe un 10% di Fondiaria Sai, e secondo alcuni il pacchetto sarebbe già in buona parte nel portafoglio di Palladio Finanziaria e di alcuni investitori vicini alla holding, e riconducibili al mondo imprenditoriale e finanziario del Nord Est. Da qui la decisione di annunciare il superamento della soglia del 2% lo scorso 3 febbraio. Ma questa per il mercato sarebbe solo la prima mossa. L'impressione è che nei prossimi giorni ci saranno nuovi aggiornamenti. Con scenari che peraltro potrebbero coinvolegere, secondo alcune fonti, anche figure di spicco delle Generali, come Leonardo Del Vecchio, socio con l'1,9% di Trieste, e Lorenzo Pelliccioli, rappresentante della De Agostini nel capitale del Leone.
I vertici di Mediobanca, però, hanno deciso di giocare d'anticipo e provare a mettere in sicurezza l'operazione Unipol-FonSai prima che Palladio esca allo scoperto. Per questo già ieri in serata l'amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, e il presidente, Renato Pagliaro, sono volati a Roma per convincere l'establishment politico-finanziario della bontà dell'operazione di fusione tra Bologna e Fondiaria. Oggi in programma ci sono infatti una serie di incontri, tra i palazzi di governo e le Authority, nel corso dei quali i due manager tracceranno una fotografia reale della situazione finanziaria di FonSai. E di quanto sia indispensabile che il salvataggio passi dall'intervento di un partner industriale con importanti capacità economiche come Unipol.
L'ingresso a sorpresa di Palladio nella compagnia che fa ancora capo alla famiglia Ligresti ha scatenato diverse reazioni contrariate. Le prime a far sentire la propria voce sono state Mediobanca e UniCredit, primi finanziatori della galassia Ligresti nonchè artefici e registi del piano di maxi riassetto che coinvolge Bologna. Entrambe hanno fatto trapelare una certa irritazione. E per Piazzetta Cuccia non potrebbe essere altrimenti. L'istituto, come è noto, è esposto attraverso prestiti subordinati per 1,1 miliardi su Fondiaria e per 400 milioni su Unipol. Una cifra importante ma rispetto alla quale l'accordo sull'asse Milano-Bologna offriva parziali garanzie, tra rimborso e ristrutturazione. Cosa che non avverrebbe nel caso in cui la spuntasse Palladio. Comprensibile quindi la preoccupazione di Nagel e Pagliaro. Quanto a UniCredit, complessivamente il rischio è minore. L'esposizione complessiva si aggira attorno ai 500 milioni. Di questi 180 milioni sono in Sinergia-Imco, prossima a chiudere l'accordo sulla valorizzazione degli asset immobiliari, e 170 direttamente in azioni Fondiaria Sai. Avanzano 150 milioni, che sono la somma che Piazza Cordusio rischia di perdere nella partita: sono infatti più o meno i debiti che la banca ha con Premafin, società che senza l'ingresso di Unipol rischia la liquidazione.
Primo banco di prova per la sfida lanciata dal Nord Est a Mediobanca potrebbe essere l'assemblea di FonSai per l'aumento di capitale da 1,1 miliardi di euro del 19 marzo (in seconda convocazione). In quella sede Unipol non potrà far sentire la sua voce non essendo azionista della compagnia. Per Palladio ed eventuali altri nuovi soci, fra cui forse Matteo Arpe, ci sarebbe quindi spazio per far pesare le proprie azioni. Quale che sia lo scenario che verrà a concretizzarsi, di certo c'è che in meno di due settimane Fonsai ha recuperato in Borsa il 154%. E ieri ha segnato un altro rally, con un balzo del 18,3% a 1,6 euro. È passato di mano il 7% del capitale. Poco mosse Premafin (+1,12%) e Milano Assicurazioni (+0,08%), vendite invece su Unipol (-2,03% a 0,28).
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