Nel 1999 Monti viene confermato commissario europeo dal governo D'Alema I, che indica Prodi come secondo rappresentante per la Commissione UE, di cui lo stesso Prodi diviene presidente, e riceve la delega alla Concorrenza. Sotto la sua guida la Commissione Europea approfondisce il ruolo di controllo della concorrenza, inaugurando il procedimento contro la Microsoft (tuttora in corso) e bloccando nel 2001 la proposta di fusione tra General Electric e Honeywell, considerata contraria alle normative antitrust.
Monti si presentò davanti ai microfoni nel ruolo di Presidente della Commissione Antitrust europea e proferì le seguenti parole: «la decisione odierna ristabilisce le condizioni per una concorrenza leale sul mercato e indica chiari principi per la condotta futura di una società in posizione così dominante». Il riferimento era al gruppo Microsoft, al quale la Commissione, proprio sotto la reggenza Monti, aveva appena inflitto la più alta multa mai comminata prima a livello europeo: 497,2 milioni di Euro.
Un verdetto storico per svariate ragioni. Si trattò prima di tutto della più alta sanzione applicata dall'Unione europea a una società che, fra l'altro, in patria godeva della mano morbida dell'Antitrust statunitense ( come Google oggi?). A livello economico faceva poco più di un pizzicotto a Bill Gates e soci, la cifra corrispondeva all'1,6% del fatturato del gruppo, ma si trattava di una presa di posizione destinata a condizionarne il futuro
SuperMario il professore dall'aplomb britannico,un uomo che non somiglia agli stereotipi che tanti di noi, e i nostri leader, hanno contribuito a incoraggiare.
Dalla Repubblica del 23 febbraio 2012
Una stretta di mano, un colloquio lungo un'ora, uno scambio di vedute sulla lotta alla fame nel mondo. E, pare, neanche una battuta sulla stangata che otto anni fa l'allora commissario Ue alla Concorrenza Mario Monti inflisse a Microsoft per abuso di posizione dominante.
La pace. Oggi il premier e Bill Gates hanno siglato una simbolica pace, a Palazzo Chigi, nel segno della cooperazione per la sicurezza alimentare planetaria. Rispetto al 2004 - anno della multa da 497,2 milioni di euro che Bruxelles inflisse al colosso di Redmond - i ruoli sono certo cambiati. Monti, che allora il Wall Street Journal definì con un pizzico di sarcasmo lo "zar antitrust" è l'attuale premier italiano. Gates ha lasciato la guida di Microsoft convertendosi nel filantropo più ricco del mondo, co-presidente della Bill&Melinda Foundation. E i due, hanno discusso proprio di lotta alla povertà con Monti che, secondo fonti di Palazzo Chigi, avrebbe promesso al suo interlocutore un maggior apporto finanziario alla cooperazione da parte dell'Italia, una volta raggiunto il pareggio di bilancio.
Lo scontro. Durante il colloquio il premier ha lodato il lavoro della fondazione di Gates ma, assicurano le stesse fonti, i due non avrebbero fatto alcun cenno alla celebre multa. Eppure, lo scontro tra Ue e Microsoft si protrasse per anni e la multa, sebbene non mandò certo in rovina Microsoft - coprendo solo l'1,6% del suo fatturato - fu a quel tempo la più alta mai inflitta da Bruxelles ad un'azienda privata e, come sottolineò lo stesso Monti, risultò decisiva per stabilire le condizioni per una concorrenza leale sul mercato. Quattro anni dopo, Bruxelles condannò inoltre il gruppo a una nuova sanzione da 899 milioni, per non aver adempiuto alle sue richieste. Oggi quello scontro tra il gigante dell'high-tech e l'inflessibile commissario Ue è sembrato però solo un ricordo.
La lotta alla fame. La lotta alla fame e l'applicazione della «rivoluzione digitale» allo sviluppo rurale nelle aree di crisi sono stati i fili che hanno riannodato le tappe di Gates a Roma. Che, intervenendo al 35/o Consiglio dei Governatori dell'Ifad (Fondo Internazionale dello Sviluppo Agricolo) ha affermato come «l'agricolturà e la produttività sostenibile dei piccoli proprietari siano il miglior strumento contro la fame e la povertà», annunciando una nuova donazione da 200 milioni di dollari per lo sviluppo rurale e invitando la comunità internazionale a un apporto meno «datato e inefficace» e più coordinato e trasparente per la sicurezza alimentare.
No alla Banca mondiale. Al termine del suo discorso ha poi escluso una sua candidatura alla presidenza della Banca Mondiale come successore di Zoellick. «Sono totalmente impegnato alla fondazione, non sarei disponibile», ha tagliato corto Gates, che non si è mai voluto concedere nè ai cronisti, nè ai fotografi italiani, blindato da uno stuolo di bodyguard. E strettamente privato è stato anche il suo rendez-vous con Monti. Dai mesi dello scontro, non era la prima volta che i due si vedevano ma forse, la stretta di mano romana ha siglato una simbolica pace tra i due ex sfidanti.Una stretta di mano, un colloquio lungo un'ora, uno scambio di vedute sulla lotta alla fame nel mondo. E, pare, neanche una battuta sulla stangata che otto anni fa l'allora commissario Ue alla Concorrenza Mario Monti inflisse a Microsoft per abuso di posizione dominante.
La pace. Oggi il premier e Bill Gates hanno siglato una simbolica pace, a Palazzo Chigi, nel segno della cooperazione per la sicurezza alimentare planetaria. Rispetto al 2004 - anno della multa da 497,2 milioni di euro che Bruxelles inflisse al colosso di Redmond - i ruoli sono certo cambiati. Monti, che allora il Wall Street Journal definì con un pizzico di sarcasmo lo "zar antitrust" è l'attuale premier italiano. Gates ha lasciato la guida di Microsoft convertendosi nel filantropo più ricco del mondo, co-presidente della Bill&Melinda Foundation. E i due, hanno discusso proprio di lotta alla povertà con Monti che, secondo fonti di Palazzo Chigi, avrebbe promesso al suo interlocutore un maggior apporto finanziario alla cooperazione da parte dell'Italia, una volta raggiunto il pareggio di bilancio.
Lo scontro. Durante il colloquio il premier ha lodato il lavoro della fondazione di Gates ma, assicurano le stesse fonti, i due non avrebbero fatto alcun cenno alla celebre multa. Eppure, lo scontro tra Ue e Microsoft si protrasse per anni e la multa, sebbene non mandò certo in rovina Microsoft - coprendo solo l'1,6% del suo fatturato - fu a quel tempo la più alta mai inflitta da Bruxelles ad un'azienda privata e, come sottolineò lo stesso Monti, risultò decisiva per stabilire le condizioni per una concorrenza leale sul mercato. Quattro anni dopo, Bruxelles condannò inoltre il gruppo a una nuova sanzione da 899 milioni, per non aver adempiuto alle sue richieste. Oggi quello scontro tra il gigante dell'high-tech e l'inflessibile commissario Ue è sembrato però solo un ricordo.
La lotta alla fame. La lotta alla fame e l'applicazione della «rivoluzione digitale» allo sviluppo rurale nelle aree di crisi sono stati i fili che hanno riannodato le tappe di Gates a Roma. Che, intervenendo al 35/o Consiglio dei Governatori dell'Ifad (Fondo Internazionale dello Sviluppo Agricolo) ha affermato come «l'agricolturà e la produttività sostenibile dei piccoli proprietari siano il miglior strumento contro la fame e la povertà», annunciando una nuova donazione da 200 milioni di dollari per lo sviluppo rurale e invitando la comunità internazionale a un apporto meno «datato e inefficace» e più coordinato e trasparente per la sicurezza alimentare.
No alla Banca mondiale. Al termine del suo discorso ha poi escluso una sua candidatura alla presidenza della Banca Mondiale come successore di Zoellick. «Sono totalmente impegnato alla fondazione, non sarei disponibile», ha tagliato corto Gates, che non si è mai voluto concedere nè ai cronisti, nè ai fotografi italiani, blindato da uno stuolo di bodyguard. E strettamente privato è stato anche il suo rendez-vous con Monti. Dai mesi dello scontro, non era la prima volta che i due si vedevano ma forse, la stretta di mano romana ha siglato una simbolica pace tra i due ex sfidanti.
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