sabato 18 febbraio 2012

Looking Ahead

All eyes on Greece once again over the weekend – as headline risk on that front still appears the main driver for intraday and short term moves, though this market has reached such extremes (JPY crosses flying, Apple stock parabolic move to 500 dollars/share and major equity indices bumping up against post-Lehman highs, Brent crude at 120 dollars/barrel and within a couple of percent of record levels priced in Euros, etc.) that it feels like this market is very vulnerable to any shock that doesn't feed the QE–to-infinity-therefore-buy-all-risky-assets hand over fist meme.

Have a wonderful weekend.

Economic Data Highlights
Germany Jan. Producer Prices out at +0.6% MoM and +3.4% YoY vs. +0.3%/+3.2% expected, respectively and vs. +4.0% YoY in Dec.
EuroZone Dec. Current Accountt out at +2.0B vs. -0.9B in Nov.
UK Jan. Retail Sales ex Auto Fuel out at +1.2% MoM and +1.9% YoY vs. -0.3%/-0.1% expected, respectively and vs. +1.4% YoY in Dec.
EuroZone Dec. Construction Output out at +0.3% MoM and +7.8% YoY vs. +0.4% YoY in Nov.
Canada Jan. Consumer Price Index out at +0.4% MoM and +2.5% YoY vs. +0.3%/+2.3% expected, respectively and vs. +2.3% YoY in Dec.
Canada Jan. Core CPI out at +0.2% MoM and +2.1% YoY vs. +0.1%/+1.9% expected, respectively and vs. +1.9% YoY in Dec.
US Jan. Consumer Price Index out at +0.2% MoM and +2.9% YoY vs. +0.3%/+2.8% expected, respectively and vs. 3.0% YoY in Dec.
US Jan. CPI ex Food and Energy out at +0.2% MoM and +2.3% YoY vs. +0.2%/+2.2% expected, respectively and vs. +2.2% YoY in Dec.

giovedì 16 febbraio 2012

Il Rollercoaster Greco

Il Roller Coaster Greco torna ad influenzare le borse americane, con indice S&P500 ritornando verso i livelli di supporto a 1330 1350 , per intenderci il canale in cui oscilla da 6 sedute con probabile test della media mobile giornaliera a 100 ad 1328.88. L'alternarsi di speranze e delusioni circa gli aiuti necessari per evitare un default greco " in realtà già avvenuto a luglio dell'anno scorso" paralizza i mercati e da spunto ai money manager per un cash-in che capita dopo due mesi di rally.
Ieri dopo l'annullamento della riunione ufficiale dell'eurogruppo sui 130 miliardi per la Grecia si sono alternate voci che parlavano di un rinvio del vertice del 20 febbraio , con altre che addirittura ipotizzavano la sospensione dell'erogazione fino alla conclusione del processo elettorale greco che avverrà ad aprile. A quanto pare Germania , Francia Olanda e Finlandia non si fidano delle promesse dei greci ,che intanto ieri hanno individuato anche gli ulteriori tagli 320 milioni di euro richiesti dai burocrati UE il giorno prima.
Il popolo greco ormai stremato dalle varie manovre finanziarie deve reggere ulteriori tagli per ottenere quegli aiuti senza i quali dovrà essere dichiarato il fallimento ufficiale. In questa situazione delicata dove tra minacce da entrambe le parti Europa vs Grecia inizia a preoccupare di nuovo i mercati che trainati dalle trimestrali americane molto positive hanno avuto 2 mesi di rally sostenuto negli acquisti, ma che ora con i problemi di deficit americano ed europeo inizia i primi rallentamenti anche se lievi con l'S&P500 che lascia per strada 7.27 punti o -0.54% 1.343.23.
I Greci ora minacciano di lasciare L'Europa con la Germania che inizia a stampare moneta ( almeno queste sono le voci che ci sono arrivate )la situazione sembra cupa, ma bisogna chiedersi che economia possa avere una Grecia post fallimentare ,anche se la preoccupazione maggiore per un fallimento Grecia ,a differenza dell'Italia, pesa più sulle banche europee che sui privati, in quanto il debito sovrano greco e detenuto per la maggior parte da istituzionali al contrario del debito italiano detenuto per la maggior parte da privati.
Ieri Monti ha richiamato Francia e Germania alle loro responsabilità, ricordando che nel 2003 questi due paese che oggi dettano legge e sputano sentenze , senza considerare" gli interessi dell'industria bellica per il mercato greco obbligata a comprare armamenti dai due stati" , ottennero con l'aiuto di Tremonti che l'Europa chiudesse un occhio sul loro sfondamento dei parametri di stabilità, inaugurando la stagione dei campionati Europei dei trucchi contabili vinti poi come sappiamo dalla Grecia.
Il rischio di disgregazione dell'Europa è molto grande come dice il buon Monti, e se i personalismi dei due leader non saranno messi da parte per il "greater good" dell'Europa le conseguenze saranno ingenti , fino, se la Germania continuerà con la linea dura, al rischio deflazione Greco, e noi abbiamo assistito già a cosa abbia portato in Germania la deflazione nel primo dopoguerra .

mercoledì 15 febbraio 2012

Cordata Palladio verso il 10% di FonSai

dal sole24ore Laura Galvagni articolo14 febbraio 2012

Il primo obiettivo sarebbe un 10% di Fondiaria Sai, e secondo alcuni il pacchetto sarebbe già in buona parte nel portafoglio di Palladio Finanziaria e di alcuni investitori vicini alla holding, e riconducibili al mondo imprenditoriale e finanziario del Nord Est. Da qui la decisione di annunciare il superamento della soglia del 2% lo scorso 3 febbraio. Ma questa per il mercato sarebbe solo la prima mossa. L'impressione è che nei prossimi giorni ci saranno nuovi aggiornamenti. Con scenari che peraltro potrebbero coinvolegere, secondo alcune fonti, anche figure di spicco delle Generali, come Leonardo Del Vecchio, socio con l'1,9% di Trieste, e Lorenzo Pelliccioli, rappresentante della De Agostini nel capitale del Leone.

I vertici di Mediobanca, però, hanno deciso di giocare d'anticipo e provare a mettere in sicurezza l'operazione Unipol-FonSai prima che Palladio esca allo scoperto. Per questo già ieri in serata l'amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, e il presidente, Renato Pagliaro, sono volati a Roma per convincere l'establishment politico-finanziario della bontà dell'operazione di fusione tra Bologna e Fondiaria. Oggi in programma ci sono infatti una serie di incontri, tra i palazzi di governo e le Authority, nel corso dei quali i due manager tracceranno una fotografia reale della situazione finanziaria di FonSai. E di quanto sia indispensabile che il salvataggio passi dall'intervento di un partner industriale con importanti capacità economiche come Unipol.

L'ingresso a sorpresa di Palladio nella compagnia che fa ancora capo alla famiglia Ligresti ha scatenato diverse reazioni contrariate. Le prime a far sentire la propria voce sono state Mediobanca e UniCredit, primi finanziatori della galassia Ligresti nonchè artefici e registi del piano di maxi riassetto che coinvolge Bologna. Entrambe hanno fatto trapelare una certa irritazione. E per Piazzetta Cuccia non potrebbe essere altrimenti. L'istituto, come è noto, è esposto attraverso prestiti subordinati per 1,1 miliardi su Fondiaria e per 400 milioni su Unipol. Una cifra importante ma rispetto alla quale l'accordo sull'asse Milano-Bologna offriva parziali garanzie, tra rimborso e ristrutturazione. Cosa che non avverrebbe nel caso in cui la spuntasse Palladio. Comprensibile quindi la preoccupazione di Nagel e Pagliaro. Quanto a UniCredit, complessivamente il rischio è minore. L'esposizione complessiva si aggira attorno ai 500 milioni. Di questi 180 milioni sono in Sinergia-Imco, prossima a chiudere l'accordo sulla valorizzazione degli asset immobiliari, e 170 direttamente in azioni Fondiaria Sai. Avanzano 150 milioni, che sono la somma che Piazza Cordusio rischia di perdere nella partita: sono infatti più o meno i debiti che la banca ha con Premafin, società che senza l'ingresso di Unipol rischia la liquidazione.

Primo banco di prova per la sfida lanciata dal Nord Est a Mediobanca potrebbe essere l'assemblea di FonSai per l'aumento di capitale da 1,1 miliardi di euro del 19 marzo (in seconda convocazione). In quella sede Unipol non potrà far sentire la sua voce non essendo azionista della compagnia. Per Palladio ed eventuali altri nuovi soci, fra cui forse Matteo Arpe, ci sarebbe quindi spazio per far pesare le proprie azioni. Quale che sia lo scenario che verrà a concretizzarsi, di certo c'è che in meno di due settimane Fonsai ha recuperato in Borsa il 154%. E ieri ha segnato un altro rally, con un balzo del 18,3% a 1,6 euro. È passato di mano il 7% del capitale. Poco mosse Premafin (+1,12%) e Milano Assicurazioni (+0,08%), vendite invece su Unipol (-2,03% a 0,28).

Price war brewing for K-Cups (cialde di caffè)?

(Un modo per combattere il prezzo di 51 dollari la libbra!)

è tra gli eye-opener del New York Times. Una guerra dei prezzi è inevitabile - non a causa del prezzo ridicolmente alto di "convenienza", ma perché è quello che accade quando una compagnia perde il brevetto su un prodotto, che e quello che sta per succedere a Green Mountain K-Cups entro la fine dell'anno.


Non è diverso da perdere l'esclusiva su un farmaco, a quel punto Green Mountain diventerà un "produttore a contratto" un mercenario di K-Cups. Produttori a contratto per intenderci sono i ragazzi che assemblano prodotti (come i PC) per gli altri a basso costo.
Pensiamo in questo modo: quando chiunque potrà mettersi a produrre K-Cups, persino gli attuali clienti di Green Mountain avranno la possibilità di farsele in casa, una volta che i contratti scadranno questi diritti, sarà facile avere K-Cups più convenienti altrove. Come ho già riportato in precedenza, un certo numero di aziende hanno gia tentatodi produrre k-cups che funzionino sugli stessi meccanismi e per questo sono state denunciate , e questo ci mostra soltanto la folla scalpitante dietro questo mercato. pensiamo ad una nostra Nesltè se mai perdesse l'esclusiva per produrre le sue amate cialde per le sue stesse macchine, per quanto ci possa essere un legame del cliente alla marca ciò produrrebbe per forza una guerra di prezzo molto positiva per noi amanti del caffè meno positiva per i signori Green Mountain

Il mercato delle cialde è, per ora, ben oltre la fase moda.

Ho questa impressione che ad un certo punto, forse anni da oggi, una nuova generazione scoprirà il gusto del caffè appena macinato e sarà la prossima grande mania Americana (anche se dubitiamo) .ma per ora il consumatore americano medio non si preoccupa del gusto.

martedì 14 febbraio 2012

Grecia, austerity per pagare le armi a Merkozy

di Giuseppe Morello

Strano che nessuno si sia accorto che la Grecia (quinto importatore di armi al mondo) è una delle superpotenze militari, al pari di Usa e Cina, almeno stando all'incidenza delle sue spese in armamenti sul Pil (solo quest'anno il 3%, pari a 7 miliardi). La Grecia forse si avvia a invadere la Turchia? Sta progettando l'annessione della Macedonia? È in vista una nuova Guerra di Troia?Niente di tutto questo: è solo il prezzo da pagare alla benevolenza di Francia e Germania.
Le misure draconiane approvate dal parlamento greco stanno mettendo in ginocchio il paese, ma la popolazione può stare tranquilla perché potrà mangiare pane greco e carri armati tedeschi e francesi, che abbondano.
Come racconta il Corriere, da anni la Germania impone alla Grecia l'acquisto di panzer, cannoni e sottomarini per spese di miliardi di euro, e lo stesso fa la Francia. E ancora oggi, con una faccia tosta e un pelo sullo stomaco da non credere, Merkel e Sarkozy hanno concesso aiuti a patto che la Grecia continui a comprare armi da loro. Nel frattempo ai greci sono stati tagliati salari e pensioni, la sanità, e imposta la vendita di aziende pubbliche. Gli arsenali straripano per arricchire francesi e tedeschi a spese dei greci, e qualcuno si chiede pure