giovedì 1 marzo 2012

2012 Forecast

Parola di Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di iShares, secondo cui... "Ipotizzando che l'Europa riesca a superare l’impasse con una lieve recessione, ci aspettiamo che l'economia globale vivrà una lenta ma positiva crescita”. Parola di Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di iShares, secondo cui “la fase toro di mercato che stiamo vivendo potrebbe facilmente andare avanti per il resto del 2012". "Abbiamo una visone di lungo termine positiva sull’azionario globale, che riteniamo più conveniente rispetto alle obbligazioni”, hanno continuato gli esperti. “Il comparto azionario può ulteriormente apprezzarsi nel 2012, anche se probabilmente la ricerca di rendimenti sarà più difficile rispetto a gennaio e probabilmente sarà accompagnata da una maggiore volatilità. Stante questa situazione, preferiamo assumere un’esposizione azionaria globale attraverso società a elevata capitalizzazione e con elevati dividendi, selezionando mercati sviluppati ed emergenti, e settori con basso beta". "Continuiamo a mantenere un sovrappeso sull'America Latina, che è la nostra regione preferita all'interno dei mercati emergenti, e in particolare sul Brasile. Favoriamo anche la Cina, Taiwan, e, per gli investitori più aggressivi, la Russia". "Ci aspettiamo inoltre che nei prossimi mesi i mercati rimarranno volatili. L’attuale contesto di crescita, lenta ma positiva, continua a essere di supporto per i settori a basso beta, mentre le più grandi società attive nei settori difensivi (telecom, energy e information technology) sembrano mostrare ancora valutazioni interessanti. Manteniamo una propensione per i settori più difensivi o che presentano una maggior presenza di società a larga capitalizzazione, telecom in particolare”. “Abbiamo tuttavia ancora una visione negativa del settore finanziario in generale. Crediamo che sia destinato a rimanere sotto pressione e che le aspettative di utili siano troppo elevate, alla luce del rischio europeo e dai venti contrari della crescente regolamentazione. Manteniamo una visione neutrale infine sul settore finanziario europeo, in quanto tale comparto ha drammaticamente sottoperformato i mercati sviluppati. Inoltre, continuiamo ad avere una visione più positiva sulle banche americane regionali”.

Bill Gross: meno rischio sui mercati emergenti

"I mercati finanziari e l'economia globale si trovano nel momento storico di più alto rischio". Una constatazione, quella che si legge nell'ultimo outlook di gennaio di Bill Gross (nella foto), non troppo ottimistica, vista anche la potenziale volatilità di Pimco, di cui Gross è fondatore. Secondo il noto guru dei fondi in bond, quest'anno la tendenza verterà sul "derisking"; diventa imperativo quindi abbassare la soglia di rischio nel portafoglio. Come riporta il Wall Street Journal, le conseguenze busseranno maggiormente alla porta dei mercati emergenti, dove "saremo costretti a ridurre l'esposizione a breve termine", ha dichiarato Brian Baker di Pimco (area Asia). Tra l'altro, Pimco ha già tagliato la sua esposizione verso la parte emergente, riducendola del 9% dal suo Total Return Fund.
Negli ultimi tre anni gli investitori hanno versato 29 miliardi di dollari in fondi, solo nel 2011 questi ultimi hanno acquistato per 12,5 miliardi di dollari, nonostante la crisi dell'intera Eurozona. "La quantità di denaro che è circolata dagli investitori ai fondi, nell'ultimo anno, è piuttosto barcollante", ha dichiarato Michael Herbst, di Morningstar, che descrive il mercato come un luogo in fermento, surriscaldato. Per Gross, i rischi economici attuali vanno gestiti con cautela. E non è il solo a ridurre la frequenza e l'intensità nel legame coi mercati emergenti. Ci sarebbero anche Legg Mason Inc.'s Western Asset e Alliance-Bernstein Holding LP, mentre

mercoledì 29 febbraio 2012

Piazza Affari sale anche dopo parole Bernanke

Piazza Affari sale anche dopo le parole di Bernanke e i dati macro Usa. Dopo il dato migliore delle attese sul Pil Usa relativo al quarto trimestre (+3%), l'indice Napm di Chicago, che si basa su un'indagine condotta sui direttori d'acquisto del settore manifatturiero, a febbraio è salito a 64 punti dai 60,2 punti di gennaio e oltre il consenso (62 punti). Il presidente della Fed, Ben Bernanke, non ha potuto fare a meno di osservare che continua la ripresa dell'economia Usa "ma con un andamento irregolare e modesto", un trend che fa tuttavia prevedere per il 2012 una crescita simile o leggermente superiore a quella registrata nella seconda metà del 2011 ovvero del 2,25%. Bernanke ritiene peraltro che la ripresa irregolare negli Usa debba rafforzarsi per abbassare in fretta l'inaccettabile alto livello della disoccupazione. Il calo del tasso di disoccupazione lo scorso anno è stato più rapido "di quanto avremmo potuto prevedere" ma, nonostante la crescita media mensile di 165 mila posti nel privato (260 mila solo a gennaio) "il mercato del lavoro rimane lontano dalla normalità", ha detto davanti alla commissione Servizi Finanziari della Camera Usa. Il numero uno della Fed ha però riconosciuto che il mercato del lavoro è migliorato e che il tasso di disoccupazione a febbraio è sceso all'8,3%, tuttavia "questo continuo miglioramento ha bisogno di un rafforzamento nella crescita della domanda e della produzione". Senza contare che il recente aumento del prezzo del petrolio per le tensioni internazionali può provocare un aumento dell'inflazione e una diminuzione dei consumi. "I prezzi della benzina sono saliti", ha spiegato, "e assisteremo probabilmente a un aumento temporaneo dell'inflazione, con una riduzione del potere d'acquisto dei consumatori". Per il 2012 la stima della Federal Reserve sull'inflazione negli Stati Uniti è fra l'1,4 e l'1,8%. Mentre oltre l'Atlantico, nell'area euro, "restano sfide critiche", ha aggiunto Bernanke. Ora il Ftse Mib guadagna l'1,18% e si porta a quota 16.538 punti, con Wall Street ben impostata (+0,17% il Dow Jones e +0,15% il Nasdaq Composite salito sopra i 3.000 punti a quota 3.000,11 punti per la prima volta dal 13 dicembre 2000), mentre lo spread Btp/Bund scende ulteriormente a 334 punti base dopo la seconda operazione di rifinanziamento a 3 anni della Bce (raccolti 529 miliardi di euro). "Il calo dello spread dei Paesi periferici è uno strascico dell'asta a 3 anni della Banca centrale europea di stamattina che ha avuto una partecipazione maggiore rispetto all'operazione di dicembre", afferma Chiara Cremonesi, strategist di Unicredit, prevedendo che nelle prossime settimane l'iniezione di liquidità dell'Eurotower dovrebbe "favorire il restringimento degli spread di Italia e Spagna" per quanto riguarda le scadenze brevi. L'operazione avrà un effetto "indiretto" anche sullo spread Btp/Bund a 10 anni, con "gli investitori che si muoveranno sulle curve più lunghe perché ci sarà un miglioramento del sentiment", conclude l'esperta. Il dollaro guadagna terreno sull'euro (ora il cambio è a 1,3394, in mattinata era andato sopra 1,34). "Le parole del presidente della Fed sul mercato del lavoro Usa hanno provocato una speculazione sul fatto che non ci sarà un QE3", sostiene una forex strategist.

Francesca Gerosa MF online source

2012 i gestori puntano sul Brasile

Parola di Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di iShares, secondo cui... "Ipotizzando che l'Europa riesca a superare l’impasse con una lieve recessione, ci aspettiamo che l'economia globale vivrà una lenta ma positiva crescita”. Parola di Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di iShares, secondo cui “la fase toro di mercato che stiamo vivendo potrebbe facilmente andare avanti per il resto del 2012". "Abbiamo una visone di lungo termine positiva sull’azionario globale, che riteniamo più conveniente rispetto alle obbligazioni”, hanno continuato gli esperti. “Il comparto azionario può ulteriormente apprezzarsi nel 2012, anche se probabilmente la ricerca di rendimenti sarà più difficile rispetto a gennaio e probabilmente sarà accompagnata da una maggiore volatilità. Stante questa situazione, preferiamo assumere un’esposizione azionaria globale attraverso società a elevata capitalizzazione e con elevati dividendi, selezionando mercati sviluppati ed emergenti, e settori con basso beta". "Continuiamo a mantenere un sovrappeso sull'America Latina, che è la nostra regione preferita all'interno dei mercati emergenti, e in particolare sul Brasile. Favoriamo anche la Cina, Taiwan, e, per gli investitori più aggressivi, la Russia". "Ci aspettiamo inoltre che nei prossimi mesi i mercati rimarranno volatili. L’attuale contesto di crescita, lenta ma positiva, continua a essere di supporto per i settori a basso beta, mentre le più grandi società attive nei settori difensivi (telecom, energy e information technology) sembrano mostrare ancora valutazioni interessanti. Manteniamo una propensione per i settori più difensivi o che presentano una maggior presenza di società a larga capitalizzazione, telecom in particolare”. “Abbiamo tuttavia ancora una visione negativa del settore finanziario in generale. Crediamo che sia destinato a rimanere sotto pressione e che le aspettative di utili siano troppo elevate, alla luce del rischio europeo e dai venti contrari della crescente regolamentazione. Manteniamo una visione neutrale infine sul settore finanziario europeo, in quanto tale comparto ha drammaticamente sottoperformato i mercati sviluppati. Inoltre, continuiamo ad avere una visione più positiva sulle banche americane regionali”.

L'imbecille del Giorno

Continuo a pensare a quell'i*******e che sulla BBC a settembre aveva detto di essere contro il mercato perche lo stock market era morto ! Questo uomo dovrebbe essere incarcerato per aver cercato di portare ulteriore panico nelle borse di quei giorni , ma poi penso e mi vien da sorridere perché da quel giorno di settembre le borse hanno recuperato no poco direi come si vede dall'indice americano ma anche da quello italiano 

                             26/09/2011                29/02/2012 
Dow Jones                   11043                       13000       17.72% 
Ftse Mib 40                  14118                        16401       16.17% 


mi viene un brivido a pensare a tutti quelli che hanno continuato a scommettere contro il mercato in questi ultimi 5 mesi, come dice il signor Alessio Rastagni ( che si sara fatto non poco male a cercare di coprire i suoi short a mercato )... si forse una correzione ora ci puo stare certo, ma parlare della fine dello Stock Market in una televisione come quello della BBC, mi chiedo davvero perché diano la parola a certa gente.


.....Ovviamente la storia e finita cosi... quest'uomo ha un libro da vendere !!!
just say buy my fucking book ! Evitiamo di fare il Gordon Gekko della situazione ! Secondo a parte fare incazzare alcune persone , far panicare qualche poveretto che non sa leggere la situazione che altro motivo avrebbero queste dubbie comparse su canali pubblici ? Beh d'altronde fare l'amateur trader non è proprio essere il trader di un hedge fund ma neanceh essere chiamato con un misero day trader no AMATEUR TRADER lui che prevede il crollo mondiale! ! dovresti andare su torta di riso non alla BBC saresti messo subito nella rubrica :"IMBECILLE DEL GIORNO" !!!

Eurozona 2012 in salita

Mentre ancora non riesce a superare del tutto la crisi greca, l'Eurozona entra ufficialmente in recessione: con una contrazione dello 0,3% e otto Paesi su 17 in terreno negativo, Bruxelles decreta lo stato d'emergenza dell'economia di Eurolandia e non dà speranze per i primi sei mesi del 2012.
Qualche spiraglio nel secondo semestre, ma tutto è nelle mani dei governi che devono far ripartire le loro locomotive, senza distrarsi dallo sforzo di risanamento dei conti, e cercando di rafforzare gli strumenti anticontagio come il fondo salva-Stati, che per la Commissione Ue è una priorità.
"L'inattesa stagnazione della ripresa a fine 2011 si estenderà ai primi sei mesi del 2012" portando la crescita dell'Eurozona a contrarsi dello 0,3%: così Bruxelles ha rivisto al ribasso le previsioni dell'autunno, che davano un +0,5%. "Il circolo vizioso composto da crisi dei debiti, mercati fragili ed economia reale che rallenta non si è interrotto" come sperava l'Unione Europea. Anzi, è peggiorato anche a causa di "misure addizionali di rigore prese da alcuni Stati molto indebitati, che hanno avuto un impatto sulle prospettive di crescita a breve termine". Una ripresa si potrà avere soltanto nella seconda metà del 2012, ma "più modesta e più in ritardo di quanto era stato previsto lo scorso autunno". E ciò anche in virtù della crisi greca che non trova una soluzione definitiva, ha spiegato ieri il commissario agli affari economici Olli Rehn. Sono otto i Paesi della zona Euro in recessione nel 2012: Italia (-1,3%), Spagna (-1,0%), Belgio (-0,1%), Olanda (-0,9%), Cipro (-0,5%), Slovenia (-0,1%), e naturalmente Grecia (-4,4%), per il quinto anno in recessione, e Portogallo (-3,3%), già sotto programma di aiuti.
E se la crisi dei debiti non si dovesse placare, con i mercati ancora fragili, per Bruxelles ci sarebbe un collasso della domanda che scatenerebbe una recessione profonda e prolungata che non risparmierebbe nemmeno chi, come Germania (+0,6%) e Francia (+0,4%), finora non sono state toccate dalla recessione.
Per questo "occorre rafforzare il firewall", anche "per tornare alla crescita", ha detto Rehn, spiegando che un progresso in tal senso c'é stato ma "non è ancora sufficiente".
Il muro anti-contagio è all'ordine del giorno del summit Ue del 1-2 marzo, ma la Germania continua ad opporsi ad ogni idea di aumentare la capacità del fondo Esm, attualmente dotato di 500 miliardi di euro e che molti vogliono portare a 750, sommando ciò che resta del fondo salva-Stati temporaneo Efsf

martedì 28 febbraio 2012

Scommettitori ancora scettici sul futuro di Atene (e su quello dell’euro)

Grecia sempre in bilico, con il rischio concreto che il crac ellenico trascini con sé qualche altro pezzo di Eurozona o almeno ponga fine all’esperienza della moneta unica così come siamo stati abituati a conoscerla. La momentanea tregua sui conti pubblici di Atene non convince i bookmakers stranieri, che almeno a giudicare dalle quote continuano credere nel default.
Secondo la piattaforma statunitense Intrade, dove si possono comprare opzioni virtuali relative a un evento politico, la Grecia ha ancora il 70 per cento di possibilità di fallire entro la fine di quest’anno, che scendono al 56 per cento (scommessa pagata un po’ di più) per chi punta al crac nel primo semestre.
Nella classifica dei possibili default europei stilata dall’operatore nessuno insidia il primato di Atene: gli inseguitori più vicini sono ilPortogallo (con il 22 per cento di probabilità di fallire entro dicembre), la Spagna (15 per cento) e l’Italia, scesa con l’insediamento di Mario Monti dal 23 al 12,5 per cento.
Che il fallimento di Stato arrivi o non arrivi, secondo gli esperti dell’azzardo, è molto probabile che l’assetto dell’area euro sia destinato comunque a cambiare, con l’abbandono della moneta unica da parte di uno o più Paesi. Anche in questo caso, gli indiziportano verso la Grecia.
Sulla lavagna di William Hill, uno dei principali scommettitori inglesi,chi punta 10 euro sul ritorno della dracma ne guadagnerebbe appena 4. Percentuali negative anche su BetVictor (1/6) e PaddyPower): il banco, insomma, non è disposto a pagare eventuali vincite su un’ipotesi che giudica probabilissima.
Unica eccezione, per ora, la sigla StanJames che offre a 1,62 l’uscita della Grecia dall’euro entro la fine del 2012, mentre la sua “sopravvivenza” è bancata a 2,20.
Nella lista dei possibili ritorni stilata dai bookies compare anche la cara vecchia lira (un suo eventuale ripristino già a partire da quest’anno vale da 6 a 12 volte la posta), lo scellino austriaco (da 10 a 14) e l’escudo portoghese (moltiplicherebbe per 8 la puntata secondo tutti gli operatori).
Anche secondo Intrade è ormai scontato che almeno uno degli Stati europei abbandoni la moneta unica: sull’opzione ormai occorre puntare 6 dollari per vincerne 5

lunedì 27 febbraio 2012

Reason Gasoline Prices Have Been Surging In The US

Here's The REAL Reason Gasoline Prices Have Been Surging In The US
Joe Weisenthal | Feb. 26, 2012, 4:00 AM | 19,345 | 106 Source: Business Insider

In just a matter of a few days, gasoline prices have become a major worry for people pondering what might drag down the U.S. economy.

The essence of the problem is this chart, posted by CFR's Blake Clayton (via Brad Plumer):

gas season

CFR

Given where we are in the year, prices are unusually high. And if trends hold, then the national average will be well over the $4 freakout point sometime this summer.
But whenever the discussion turns to gas and oil, logic tends to die, and people start coming up with all kinds of bizarre explanations for what's going on -- explanations such as the Bernanke's money printing, Obama's domestic energy policy, Obama's foreign policy, speculators, price gougers, and so on.
So we thought it would be a good time to just clear up some misconceptions, and explain what's really driving the price.
Of course, you can't start a discussion about gasoline without talking about oil. So let's begin there.
You may have heard that the price of a barrel of oil is around $109, but actually that's the US domestic West Texas Intermediate price of oil. A better international benchmark is probably Brent Crude, and that's now well over $120/barrel, having surged all year.



So what explains the sudden rise in oil? Well, basically, good old supply and demand.
In a note that went out this week, BarCap's Miswin Mahesh and Amrita Sen explain how the oil picture seems to have changed dramatically in just the first several weeks of the year:
At the start of the year, the average call on OPEC crude for Q1 was 29.7 mb/d, while OPEC production was comfortably higher at 31 mb/d. A seriously warm winter and a series of extremely weak OECD demand indications paved for further downgrades to demand and demand expectations. This should have then allowed for the almost barren inventories to fill and provide somewhat of a cushion to tightening fundamentals in the second half of the year
Yet, the year so far has evolved differently in a significant way. Despite what looked like a rather well-supplied prompt market, the weakness in time spreads has abated. While the spate of cold weather in Europe has helped to normalise balances, in our view, it has really been the uptick in Asian oil demand that has helped to absorb the extra OPEC volumes. Indeed, we believe that Asian and FSU oil demand are growing at a faster pace than markets are currently pricing in. While US and European demand remains very weak, and as a result, the overall state of global oil demand may be nothing to write home about, equally, it is not declining, contrary to market expectations.
Further, while OPEC may be producing close to 31 mb/d, the high level of supply losses on the non-OPEC front have intensified. Output from Sudan, Syria and Yemen at a combined total of almost 1.2 mb/d has been compromised, while non-geopolitically based outages in the form of technical issues are also on the rise. As a result, while the extra OPEC volumes would have otherwise been a surplus at the margin, it has now become a necessity to simply maintain the status quo.
They go on to make a key observation about the global economy that you should probably remember for years to come ...
The problem with judging the global pace of oil demand growth is that the epicentre of that growth has most definitely moved away from the US to Asia, and China in particular. Yet, due to the lack of prompt alternatives, the more readily available oil data from the US is still used as a global guide to the health of the oil markets.

A series of charts back up their point.

Global demand growth has, in fact, turned positive year-on-year.


Non-OPEC output has been collapsing:



Even in non-geopolitical hotspots, a host of technical issues in Australia, Canada, Norway, and the U.K. have hit supply all at the same time.
Meanwhile, OPEC producers have very little slack these days.


Finally, one last chart, inventories have become increasingly scarce.


So you should get the idea, but here are the key points from above:
* Demand is booming in Asia and the Former Soviet Union, offsetting mediocre demand in the U.S. and Europe.
* Inventories are low.
* Supply has been hit in several countries due to geopolitical and technical problems.
* To some extent, all of the above has been a modest surprise to the market, at least as compared to official predictions.
Add in some kind of "fear" premium due to a possible war with Iran, and it's just not that hard to see why the price of a barrel of oil has surged like this.
Now it's worth taking a moment to emphasize that this is an oil story, and not just a mere commodity story.
So for example, here's a look at copper prices. They've been up in 2012, but are still nowhere near where they were in the middle of last year.


Here's the overall CRB index, which measures commodities. Again, it's ticked up a bit this year, but the basket is still WAY off its highs from last year.



This would strongly suggest that frequently-heard explanations for the oil rally like "currency debasement" or "inflation" or "the Fed" or "the weak dollar" or "speculators" just don't fly, since you'd expect to see a similar flight-to-real-assets in places that aren't oil. Alas, you're not seeing that. Again, this is an oil story.
Oil is just part of it though: There's also the matter of turning oil into gasoline.
It turns out, the U.S. is experiencing a bottleneck at the oil refining stage.
On February 23, Bloomberg reported that the U.S. had lost 5 percent of its refining capacity in just the last 3 months.
Over the past year, refineries have faced a classic margin squeeze. Prices for Brent crude have gone up, but demand for gasoline in the U.S. is at a 15-year low. That means refineries haven’t been able to pass on the higher prices to their customers.
As a result, companies have chosen to shut down a handful of large refineries rather than continue to lose money on them. Since December, the U.S. has lost about 4 percent of its refining capacity, says Fadel Gheit, a senior oil and gas analyst for Oppenheimer. That month, two large refineries outside Philadelphia shut down: Sunoco’s plant in Marcus Hook, Pa., and a ConocoPhillips plant in nearby Trainer, Pa. Together they accounted for about 20 percent of all gasoline produced in the Northeast.
The article goes on to note the bifurcation of the U.S. refining industry: East coast refineries that have been refining Brent Crude have gotten squeezed, and have been taken offline, whereas the Midwestern refineries that process cheaper, WTI oil have done okay.
That explains this map, which shows the dramatic divergence between the price of gasoline on the coasts, and the price in the Midwest.


For some more perspective on this issue, check out this chart from Citi's Steven C. Wieting:

The U.S. refining industry is essentially dealing with a Katrina-like hit to capacity utilization ... this time all thanks to economics.
So there are two stories going on simultaneously.
There's the oil story, with its robust global demand and supply disruptions, and the U.S. domestic gasoline story, which is related to a bottleneck in refining capacity.
Add the two together, and voila, you have your gas price surge.
gas station BP amoco


Dane Brian, Flickr

Now, times when prices at the pump are rising often make for a good time to scold politicians for not expanding our domestic energy capacity, but in reality, this attack couldn't be more misguided. Despite some high-profile cases, like the decision to not-approve the Keystone pipeline, the truth is that the U.S. domestic energy renaissance is big and shocking, and very few people saw it coming.
Here's an interesting comment from a Goldman energy report from the 22nd:
Does robust US “shale” oil growth change our constructive oil macro view?
The short answer is a firm “no.” To be sure, we are quite optimistic on the growth potential from key unconventional oil plays like the Bakken (ND), Eagle Ford (TX), Permian Basin (TX), and California and the positive impact on overall US liquids supply. We now forecast US liquids production (crude oil plus natural gas liquids [NGLs]) will grow on average at 4% per year rate through 2015—as
recently as 2-3 years ago, we would have forecast 2%-3% per year secular declines in overall US liquids production.
Think about that: If the forecast has gone from a 2-3 percent/year decline in production to an expectation of A 4 percent/year increase in production, it's impossible to say that the present conditions of the U.S. energy industry are somehow net bullish for the price of oil. If anything, the U.S. story is mitigating the oil price rise.
Meanwhile, employment in oil and gas extraction is hitting levels not seen since the early '90s.


Bottom line: The rise in gas prices sure is the result of global supply and demand, plus some unique U.S. circumstances.
Politicians, The Fed, speculators, and greedy corporations are hereby absolved.

Ferretti-Lo Schiavo migliore scenografia





Per quanto non riguardi finanza o politica ma per dovere e piacere di cronaca da amico e Italiano.




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(ANSA) - MACERATA, 27 FEB - Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo hanno vinto l'Oscar per la migliore scenografia per il film 'Hugo Cabret' di Martin Scorsese. Per lo scenografo maceratese e la moglie si tratta della terza statuetta vinta nel corso della carriera: ''Sono felicissimo, anche perche' oggi e' il mio compleanno'' ha commentato Ferretti. ''Questo e' per Martin e per l'Italia'' ha detto invece Lo Schiavo ringraziando l'Academy. La coppia ha conquistato altri due Oscar nel 2004 per 'The Aviator' e nel 2007 per il film 'Sweeney Todd'. (ANSA).

Auguri Dante !

domenica 26 febbraio 2012

INSIDE STORY ! 2008 CREDIT CRUNCH !

CREDIT CRUNCH

Vuol dire ‘stretta creditizia', e può emergere dagli spontanei andamenti dell'economia o essere provocata dalle autorità monetarie. Si ha il primo caso quando le banche sono preoccupate della soolvibilità di coloro a cui prestano i soldi e quindi tirano i remi in barca, concedendo prestiti a condizioni più rigide: aumentando i tassi o chiedendo più garanzie. Si ha la stretta pilotata dalle Banche centrali quando sono queste che inducono le banche a fare meno prestiti, e questo pesante invito puòà assumere varie forme: alzando i tassi di interesse, o aumetnando la riserva obbligatoria (la percentuale dei deposiuti che non è disponibile per i prestiti ma che deve essere mantenuta presso la Banca centrale, o attravero strumenti ormai dimenticati come il ‘massimale' sui crediti (la percentuale massimo di cui una banca può aumentare i crediti rispetto all'anno prima). Nel 2007-2008 si è parlato molto di credit crunch, ma si trattava di una stretta del primo tipo: le banche stese hanno irrigidito gli standard di prestito perché erano preoccupate del loro capitale, che veniva eroso dalle minusvalenze dovute alla crisi dei mutui.

Million Dollars Traders